TORNA LA PASSEGGIATA ANTIVIOLENZA !!!

passeggiata-6-aprile

Domenica 6 aprile alle 17 ci vediamo in via ostiense 137 nell’occupazione delle Cagne Sciolte per fare una passeggiata collettiva nel quartiere. Vogliamo andare insieme dove non ci sentiamo libere di camminare, soprattutto di notte.

Attraverseremo i luoghi in cui si cerca di sperimentare un altro modo di vivere e quelli che invece vogliamo trasformare rendendoli accoglienti per tutte.

Abbiamo scelto il 6 aprile per ricordare l’eccidio delle 10 donne che nel 1944 furono rastrellate sul ponte di Ferro per aver utilizzato come forma di lotta la riappropriazione di pane e farina, carenti o totalmente assenti in periodo di guerra. Percorreremo quel ponte non solo ricordando, ma anche alimentando di quella forza la nostra resistenza quotidiana e collettiva contro nuove forme di oppressione: dalla violenza di genere alla repressione che ogni giorno chi è privato della propria libertà, subisce in prima persona.

Prima di concludere la passeggiata a Ponte di Ferro, passeremo a Piramide per ribadire la nostra solidarietà chi è costretto in strutture carcerarie e con chi subisce ogni giorno vecchie e nuove forme di oppressione e di violenza.

E violenza sui nostri corpi è anche l’obiezione di coscienza che limita la nostra libertà di scelta. Scelta di una gravidanza libera, consapevole e quando la vogliamo noi (o quando non la vogliamo!). Per questo durante la passeggiata sanzioneremo e segnaleremo uno di quei luoghi in cui profitto e morale cattolica impediscono la nostra autodeterminazione.

Per uscire da un clima di paura e isolamento è necessario rimettere  al centro le relazioni di fiducia e il sostegno reciproco, perché una città vivibile riparte da una riappropriazione delle strade e da una socialità libera dalla diffidenza e dagli interessi egoistici.

Vi invitiamo a uscire di casa per venire insieme a noi oppure vi invitiamo ad aprire le finestre al nostro passaggio, perché chi agisce violenza conta sull’indifferenza e sul timore di chi lo circonda.

CI VEDIAMO DOMENICA 6 APRILE ALLE 17 IN VIA OSTIENSE 137 PER RIPRENDERCI LE PIAZZE E STRADE DEI NOSTRI QUARTIERI!

 

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I nostri corpi fanno calore, e chi li tocca si brucia. Chi lotta non è sol@

Riceviamo e pubblichiamo il racconto diretto di una compagna occupante in via delle Acacie 56, riguardo lo sgombero avvenuto la scorsa settimana e la durissima operazione repressiva nella quale sono coinvolte persone impegnate nella lotta per la casa.

Ognuna di noi, a modo proprio, si è sentita coinvolta da ciò che stava accadendo alle persone che occupavano gli stabili.

Sin dalle prime ore del mattino ci siamo ritrovate in tante a portare la nostra solidarietà, cercado di essere d’aiuto in un momento così difficile, per poi spostarci davanti la questura di Roma fino al rilascio di tutte e tutti coloro trattenute/i dalla polizia.

Vi lasciamo al racconto e ci vediamo il 29 marzo alle ore 10,30 nella giornata di solidarietà in via delle Acacie 56.

chi lotta non è sol@.

****

Sono le 6.50, squilla il cellulare, la prima volta quasi non lo sento.

Risquilla una seconda volta, rispondo un pò preoccupata. Una voce amica mi dice che la Digos è nell’occupazione e ed è entrata in una decina di appartamenti per perquisirli. In pochi minuti decido di vestirmi, mando 2 o 3 messaggi a persone di cui mi fido, gli spiego la situazione.
Prendo coraggio ed esco dalla camera.
Capisco che non mi perquisiranno. Strano. Comunque non mi sento tranquilla.

La Digos, la polizia politica, non ha la divisa. Gira per i piani dell’occupazione sorridendo e facendo battute sul fatto che non ci sono gli ascensori. (Che non fa ridere) Continuano le perquisizioni, addirittura 7 agenti per casa o camera dipende da come la si intende. Dopo 2 ore e mezza circa, le perquisizioni sono finite. Si saprà più tardi che sono 41 le abitazioni perquisite.

Arriva la notizia che stanno sgomberando un’altra occupazione, la ex scuola Hertz ad Anagnina, e che anche all’Angelo Mai Altrove Occupato sono arrivati i blindati e vogliono sequestrare i locali. A via delle Acacie, dove siamo noi, nel quartiere di Centocelle di Roma, i blindati di polizia e carabinieri bloccano la strada.

Scendono uomini robocop con gli scudi e salgono sui piani (6) con gli anfibi pesanti, i caschi in testa e le armi. Non sanno bene cosa devono fare, aspettano gli ordini dei superiori per questo non rispondono alle domande che la gente spaventata, uscita dalle case, gli porge. Non lo sanno, eseguono degli ordini. Li guardo e mi prendo il mio tempo per fare le valige: siamo in pieno sgombero.

Io ho poche cose, metto tutto dentro delle borse. Sono fortunata a non avere tutto con me, c’è chi invece in quelle camere ha la sua vita, i suoi libri , gli indumenti, le stoviglie, i giochi dei bambini etc… La gente ha paura. Non sa cosa succederà ne dove andrà a finire. Molte persone non hanno le famiglie qui, sono quelli che non hanno i soldi, che hanno faticato ad avere i documenti, e lottato per avere una casa che oggi sembra non essere più loro. Io invece ho tante famiglie e amiche che mi accoglierebbero con amore e solidarietà, con voglia di condividere questo disagio indotto che è l’abitare.

Esco dal cancello dopo aver parlato con un pò di persone lungo la discesa di 6 piani. Bisogna rimanere uniti, basta uno sguardo per capirci. “Se colpiscono una colpiscono tutte”. Esco dalla palazzina, ho tre borse al collo e uno zaino. C’è tanta gente fuori a portare solidarietà, tante anche le guardie in borghese che non li fanno entrare: io li riconosco sono sempre gli stessi poi comunque anche se a volte cambiano li si riconosce facile. Vedo facce di fratelli e sorelle che mi abbracciano, prendono le mie cose e le mettono al sicuro. Mi sento anche io al sicuro e anche un po’ privilegiata, lo sono da bianca e italiana. Ho pure meno responsabilitá di chi ha figli e deve pensare anche a loro. I bambini comunque se la cavano super bene, sono pronti e rimangono gioiosi, alcuni vanno a scuola. Meglio così. Ma un bambino soffre più degli altri, grida da stamattina, durante la sera verrà trasportato all’ospedale Bambin Gesù in ambulanza.

Nelle occupazioni abitative ci abita chi ha bisogno. Ci sono bambini, ma anche persone anziane e malate e nessuno ha pensato che durante una giornata fuori casa al freddo potessero aver bisogno di cure, non hanno pensato allo shock o stress nel momento dello sgombero. É un operazione militare quella che abbiamo subito: questo è uno sgombero, solo questo. Intanto si capiscono i motivi delle perquisizioni. Sono accuse pensanti ai danni di militanti che da anni lottano per la casa e una vita degna per loro e per le altre persone.

Accuse pesanti e l’apertura di un indagine da parte della magistratura. Alcune delle persone indagate vengono portate in questura. Sono persone che conosco bene, di cui mi fido: so che sono innocenti oppure colpevoli di fare giustizia sociale e dal basso, so che stanno soffrendo e so che l’attacco è tutto politico. Decido insieme ad altre di non lasciarle sole e dopo un momento di smarrimento mi dirigo a Via Genova sotto la Questura di Roma.

Alla repressione non ci si abitua. Ti senti addosso qualcosa che ti vuole svilire, annientare : ad un tratto senti che non ce la farai, che questa lotta è troppo impari. In quel momento si accende la rabbia e la consapevolezza che la lotta è dura e può avere battute di arresto. Mi fermo un attimo, cerco la lucidità. Chiamo le mie sorelle. Affronteremo insieme questa faccenda, ognuna con le proprie capacità ma unite, dove l’unione non è uno slogan ma la capacità di fiancheggiarsi, di proteggersi e di non farsi infilzare dal potere.

Una nostra compagna è trattenuta lì e noi aspetteremo che venga rilasciata. Una volante di guardie ci piantona, un pò rosicano perchè in fondo noi ci divertiamo nelle lunghe 10 ore sotto la questura. Produciamo più o meno una decina di cori, tra cui uno sul karaoke come minaccia per i questurini. Scriviamo alle nostre compagne e le aggiorniamo, interroghiamo i vigili del fuoco, che sono proprio li davanti la questura, sul perchè sono parte attiva negli sgomberi. Questi alla fine ci porteranno dei caffè ma non cederanno sulle coperte termiche. Fa freddo e noi abbiamo solo le felpe. Stiamo rimanendo solo noi, per questo decidiamo di farlo presente a più riprese alle guardie davanti al portone che intanto avranno fatto almeno due o tre cambi. Tocca solo resistere.

Finalmente esce la nostra sorella, stanca e affamata, lei ha sempre fame ma è così nervosa che non si mangia neanche la pizzetta che le avevamo comprato e che ormai è fredda. Salgo in macchina, torniamo all’occupazione, è notte e alcune persone mangiano cibo che arriva da altre parti. Passano amiche e amici di zona, compagni e compagne.

Alcuni occupanti sono su materassi e coperte a terra sul marciapiede di via delle Acacie. Le persone sono rimaste li, senza disperdersi chissà dove: rivogliono la loro casa. Tra questa gente la povertà è diventata lotta: le case sono state occupate e poi trasformate e migliorate in un progetto virtuoso che si chiama autocostruzione. Durante la notte il Comune di Roma decide di dissequestrare temporaneamente gli immobili abitativi, o meglio decide di far rientrare le persone a cui aveva tolto un tetto.

Si rientra con la gioia e la fatica di una lotta che continua ogni giorno. Perchè, come mi dice chi mi è vicina, la lotta sulle nostre vite e sulla libertà non ha orario. Non è un turno di guardia, non ci pagano per questo. Non potrebbero, la dignitá non ha un prezzo.

I nostri corpi fanno calore, e chi li tocca si brucia.

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PRESENTAZIONE SPORTELLI E INAUGURAZIONE TRATTORIA VEGAN!

locandina correttaDomenica doppio appuntamento!!!
***alle 19.00***
presentazione degli sportelli attivi in via Ostiense 137/b: quello antiviolenza “Una stanza tutta per sé” e “Consultiamoci“, lo sportello dedicato alla salute delle donne
***alle 21.00***
inaugurazione della Trattoria Vegan “La Puttanesca”!!!
La cena sarà a supporto degli sportelli.
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E’ PARTITO LO SPORTELLO ANTIVIOLENZA IN VIA OSTIENSE 137/B

antiviolenzaL’ O.N.L.U.S. “Una stanza tutta per sé nasce da un gruppo di donne nato 8 anni fa nell’Università di Roma3 e trasferitosi da pochi giorni in via Ostiense 137/b.

Le nostre attività hanno sempre avuto come fine l’autodeterminazione delle donne; il costruire insieme le condizioni per cui ognuna possa sentirsi libera di realizzare i propri desideri.

La società attraverso i mass media ci classifica utilizzando stereotipi (ad esempio lo stigma di santa e di puttana) che ci condizionano nel pensare e nell’agire.

Le costrizioni di una società ingiusta sono subite da tutti e tutte, ma nel caso delle donne hanno una loro specificità. Siamo esposte a violenza perché siamo percepite come oggetti sessuali, come sesso debole (dolci e silenziose), come coloro che si sacrificano per la famiglia e/o sul posto di lavoro, come corpi da violare.

La violenza di genere è un fenomeno purtroppo diffusissimo (secondo gli ultimi dati Istat 4 donne su 5 l’hanno subita nella propria vita) soprattutto all’interno delle mura domestiche; nasce dal desiderio di sopraffazione dell’uomo sulla donna e oltre che fisica e psicologica può essere costituita anche dal ricatto economico.

Collettivamente abbiamo seguito un corso di formazione per operatrici di centri anti-violenza. Il nostro sportello anti-violenza nell’ XI Municipio ha l’obiettivo di:

  • accogliere le donne che subiscono o hanno subito violenza
  • aiutarle a riconoscerla e iniziare un percorso personale volto a comprendere che non hanno colpe, che non è un problema personale di cui vergognarsi, ma un problema sociale e politico
  • promuovere iniziative utili a sensibilizzare l’opinione pubblica
  • consolidare un punto di riferimento per la solidarietà e l’iniziativa tra donne
  • svolgere attività di ricerca, documentazione e diffusione delle informazioni
  • offrire un servizio di supporto legale

Vogliamo creare uno spazio che metta al centro l’autodeterminazione, l’autonomia e la consapevolezza così come la sorellanza e la solidarietà, per permettere alle donne di riappropriarsi della propria vita e di partecipare alla lotta contro il patriarcato: il responsabile di tutte le violenze che subiamo in quanto “donne”. Non ci accontentiamo di agire sulle conseguenze.

Crediamo nell’autorganizzazione come strumento per cambiare radicalmente il contesto in cui viviamo e i rapporti di potere che lo determinano.

Per fare tutto questo chiediamo un contributo a chiunque voglia sostenere il nostro progetto e la lotta contro la violenza sulle donne, che sia un apporto di idee, politico, pratico o economico.

ORARIO SPORTELLO

Ogni venerdì dalle 15 alle 19 in via Ostiense 137/b

Colloqui di ascolto

Accoglienza

Consulenza legale

Per info e appuntamenti:

389 9808055 (segreteria telefonica h24)

INFO PER ARRIVARE IN VIA OSTIENSE 137/b

Mentro B Garbatella / Bus 23/271/770/ 769

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MA QUALE VITA? IO DECIDO! OBIETTA SU STA FREGNA!

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aurelia 3Con questo striscione abbiamo voluto ribadire il nostro rifiuto e il nostro odio nei confronti del movimento per la vita, che fino a domani si riunirà nell’assemblea annuale presso “Casa la Salle” sull’Aurelia.

Sono numerose le violenze a cui sono costrette le donne che decidono di abortire, a partire dall’esistenza di medici obiettori e la presenza negli ospedali del movimento per la vita.

Questi individui, armati di santini e rosari, si aggirano liberamente tra le corsie degli ospedali PUBBLICI  e LAICI e dei reparti I.V.G. dove perseguitano le donne che scelgono di abortire, o condannandole e giudicandole, oppure illudendole – in un chiaro momento di dolore e fragilità – di poterle aiutare, talvolta promettendo aiuti economici.

Già l’anno scorso, il 12 maggio, nell’anniversario dell’uccisione di Giorgiana Masi, eravamo in corteo per ricordare la nostra compagna assassinata dallo stato e per ricacciare nelle chiese i manifestanti prezzolati del movimento per la vita.

Pochi giorni fa alcune compagne e sorelle hanno cementato un cesso di fronte all’ingresso dell’Ospedale Pertini perché se una donna viene costretta ad abortire in bagno, allora vuol dire che quell’ospedale fa cacare!

Quotidianamente la nostra libertà di scelta viene attaccata in nome dell’obiezione di coscienza: e i medici che obiettano poi solitamente fanno aborti in privato.

La difficoltà di abortire o di accedere alla Ru486, di ottenere la ricetta e la pillola del giorno dopo FARMACO ANTICONCEZIONALE D’EMERGENZA E QUINDI NON ABORTIVO!-, ci porta a combattere contro il movimento per la vita e gli obiettori di coscienza.

Difficoltà che si moltiplicano in modo esponenziale in caso di donne migranti senza documenti in regola, costrette ad assumere metodi alternativi e a volte letali.

Con il nostro striscione vi abbiamo ricordato quanto la vostra esistenza non sia gradita e quanto la vostra presenza negli ospedali verrà combattuta.

Vi cercheremo ovunque e vi staneremo!

La nostra libertà di scelta non si obietta.

Fuori i preti dalle mutande.

Ma quale movimento per la vita, siete solo muffa per la fica. [cit.]

Cagne Sciolte

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FUORI GLI OBIETTORI DALLE MUTANDE

Riceviamo e diffondiamo:

“Care compagne, vi chiediamo di darne diffusione.

Stamattina abbiamo cementato un “cesso” davanti l’ingresso dell’ospedale Pertini di Roma.

Con quest’azione abbiamo voluto segnalare l’attacco alla libertà di scelta delle donne da parte dei medici obiettori che lavorano nelle strutture sanitarie pubbliche.
L’ennesima violenza è stata vissuta da una ragazza costretta ad abortire in un bagno del Pertini senza alcun supporto sanitario a causa della sola presenza di medici obiettori.

Se l’aborto è criminalizzato tanto da lasciare sola una donna che interrompe la gravidanza, se non si prescrive la pillola del giorno dopo, se la normalità è avere una media di 17 medici obiettori su 19, se l’intersessualità e la transizione vengono demonizzate come se fossero una malattia, è perché ci sono responsabilità individuali generate e legittimate da una volontà politica volta a sostenere la cultura cattolica più bigotta ed oppressiva.

In Italia il numero di medici obiettori raggiunge l’80%, molti dei quali praticano l’aborto privatamente mettendo la propria carriera professionale al di sopra delle singole vite.

Resistiamo contro un’aggressione pervasiva e costante: la proposta di legge Tarzia, che voleva i movimenti per la vita all’interno dei consultori, privatizzandoli e svuotandoli del loro significato; l’impossibilità di accedere alla RU486, fornendola solo con l’ospedalizzazione di 3 giorni; la costrizione nei confronti delle donne migranti senza documenti in regola a trovare metodi alternativi e a volte letali per interrompere la gravidanza; i tanti, troppi ostacoli per trovare una ricetta e poi una farmacia per comprare la pillola del giorno dopo, farmaco su cui non si può obiettare perché contraccettivo e non abortivo; l’assenza di informazioni sulla pillola dei cinque giorni dopo e la conseguente impossibilità ad usufruirne.

Rifiutiamo l’ingerenza dello Stato e della Chiesa nelle scelte che dobbiamo affrontare nel nostro quotidiano. Vogliamo scegliere se, quando e come essere madri.

E’ con un cesso che vi diciamo che fate cacare:
continuiamo a chiederci in che modo venga gestito un luogo di cura in cui avvengono episodi tanto gravi, in cui, non lo dimentichiamo, è stata permessa e causata l’uccisione di Stefano Cucchi.

Vogliamo stanare ogni obiettore perchè venga rispettata la nostra libertà di scelta
Nessuna è sola se ci uniamo nella lotta,
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Un 8 marzo antifascista, in solidarietà con la Svezia

Mentre l’8 marzo manifestavamo la nostra rabbia nei confronti degli obiettori e di tutti i soggetti che ci negano di autodeterminarci quando decidiamo come vivere i nostri corpi, a Malmo, in Svezia, un gruppo di attivist* antifascist* che aveva partecipato a una manifestazione contro la violenza sulle donne veniva attaccato premeditatamente da un gruppo di fascisti. Alcuni di loro sono stati accoltellati (con una pratica evidentemente non nuova ai fascisti di ogni paese) e uno degli aggrediti, avvocato appartenente alla rete di “tifosi contro l’omofobia”, Showan, versa ora in condizioni gravi. Esprimiamo tutta la nostra solidarietà come cagne sciolte alle persone aggredite, tutta la nostra rabbia agli aggressori. L’8 Marzo, giornata di mobilitazione in cui abbiamo rivendicato l’accesso libero e gratuito all’aborto, la reperibilità 24h in ogni territorio della pillola del giorno dopo, l’autonomia decisionale per tutto il percorso di nascita e la depatologizzazione delle condizioni trans, e l’opposizione alle decisioni arbitrarie dei medici su@ neonat@ intersex e alla violenza ostetrica è stata per noi una giornata profondamente antifascista come sempre lo sono le giornate in cui si lotta per disporre con libertà e autodeterminazione dei nostri corpi.

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Giovedì 20/03 h 18 Assemblea per costruire la passeggiata del 6 aprile.

Domenica 9 marzo ci siamo incontrate per organizzare la seconda
passeggiata collettiva.

assemblea20marzo

L’assemblea ha scelto come data il 6 aprile perché il 7 aprile 1944 dieci
donne venivano assassinate dai nazifascisti dopo che avevano partecipato
all’assalto di un forno.
Vogliamo affrontare la violenza di genere parlando di riappropriazione, di
resistenza, delle donne che lottano e delle rappresaglie che subiscono.
Quello che ci piacerebbe fare è:
Tornare a Ponte di ferro per ricordare Clorinda Falsetti, Italia Ferracci,
Esperia Pellegrini, Elvira Ferrante, Eulalia Fiorentino, Elettra Maria
Giardini, Concetta Piazza, Assunta Maria Izzi, Arialda Pistolesi, Silvia
Loggreolo.

Continuare a denunciare l’obiezione di coscienza che ci impedisce di
scegliere se e come essere madri, respingere i continui tentativi di
reprimere la sessualità libera e consapevole.

Attraversare i luoghi da cui partiamo per riappropriarci delle nostre
vite, liberare spazi e desideri.

Riempire quei luoghi che attraverso campagne securitarie sul degrado e il
pericolo sociale vengono svuotati delle persone e delle loro relazioni per
sostituirle con militari e telecamere.

Giovedì 20 marzo alle 18 in via Ostiense 137 ci sarà una nuova assemblea
per costruire la passeggiata del 6 aprile.
Vieni!

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Giovedì 13/03 h19 – 7° PIANO di Åsa Grennvall

7° piano
Åsa Grennvall
con prefazione di Loredana Lipperini

Åsa studentessa di Belle Arti, incontra Nils che ha tutte le caratteristiche dell’uomo ideale: protettivo, gentile, attento. Nils, però, è anche gelosissimo. A poco a poco la gelosia diventa delirio narcisistico e Nils, in una lenta discesa nel dramma della violenza domestica, obbliga Åsa a rinunciare a tutto: vita sociale, amici, opinioni, gusti, storia personale, annientandone l’identità. La violenza psicologica diventa a poco a poco violenza fisica.
La violenza domestica, la spirale di solitudine e barbarie in cui Åsa vive, in cui Nils, il suo compagno, la relega. Un fumetto, una storia autobiografica, una storia di violenza come tante, la storia di una donna che ha deciso di raccontarla.

Introduce Centro Donne Dalia,
intervengono Cagne Sciolte

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#8marzo #iodecido

Contro l’obiezione di coscienza, la violenza ostetrica, l’accanimento medico sui soggetti intersex.

Per l’accesso libero e gratuito all’aborto, per la reperibilità in tutte le farmacie della pillola del giorno dopo, per la depatologizzazione delle condizioni trans.
Per la libertà di scelta di tutte e tutti, per l’autodeterminazione dei nostri corpi.

VOGLIAMO TUTTO!

#8Marzo Corteo cittadino! Piazza dei Condottieri (Pigneto) h. 15 #yodecido

dec

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