Solidarietà con l’Asilo e gli/le arrestat* a Torino

La scorsa settimana è stata caratterizzata dall’esprimersi feroce della repressione nella città di Torino e dall’esplosione della rabbia e della solidarietà in questa così come in altre città.

Uno spazio occupato di Torino – l’Asilo – è stato sgomberato dopo 24 anni di occupazione, lotta e resistenza.
Sei compagn* sono stati arrestat* con l’accusa di associazione sovversiva nell’ambito dell’operazione denominata “Scintilla”.
Altre dieci persone sono state arrestate durante il corteo che sabato ha riempito le strade di Torino: alcune di loro sono arrivate al carcere dopo essere passate per l’ospedale a causa della violenza delle guardie.
Altre tre persone erano state fermate nella giornata di giovedì durante i disordini che hanno accompagnato la procedura di sgombero: al momento risultano in libertà e per una di loro è stato comminato il divieto di dimora da Torino.

Un bilancio grave ma che non sconvolge.
Un bilancio che si inserisce pienamente nei tempi attuali, segnati dall’inasprirsi della repressione, dal contrasto alle lotte, dalla chiusura degli spazi di autorganizzazione, dalla marginalizzazione delle persone che infastidiscono lo sguardo del cittadino medio benpensante a colpi di decreti sicurezza.
L’importanza di inserire questa ennesima operazione di polizia in un contesto più ampio è cruciale se vogliamo decostruire da subito la narrazione che i media stanno proponendo.

In queste ore le varie testate giornalistiche continuano a descrivere l’Asilo e le compagne e compagni che in questi anni hanno costruito quella realtà come dei mostri, ‘terroristi’ fuori dalla realtà, facendo eco a Questura e politici nel cercare di spaventare le persone ‘normali’ e cercando di fiaccare l’amore e la solidarietà per uno spazio sgomberato e per le persone arrestate.

Istituzioni e media, dipingendo uno scenario in cui ci sono occupanti buoni e occupanti cattivi, cercano di tagliare il collegamento tra l’Asilo e il resto delle persone che quotidianamente portano avanti diverse forme di resistenza.

Lo spauracchio del linguaggio da anni di piombo ci fa sorridere e non perché le lotte portate avanti in questi anni anche con il contributo dei compagni e delle compagne dell’Asilo non siano state determinate, ma piuttosto perché non si può non essere solidali con quelle lotte e quelle azioni.
Crediamo che chi in queste ore è nelle mani della polizia sia in possesso di una visione della realtà molto più concreta di quanti colgono l’occasione per indignarsi sulle vetrine rotte e lo dimostra la solidarietà che stanno ricevendo in queste ore da Torino, dal resto del paese e fuori dai confini nazionali.

Vorremmo chiedere a chi si lascia ancora ammaliare da questa narrazione scandalistica dopo anni e anni di criminalizzazione dei movimenti: come si fa?
Come si fa a non reagire alla violenza istituzionale?
Come si fa ad essere solidali per la disobbedienza civile di Mimmo Lucano e non portare solidarietà a chi si impegna nella lotta contro i CPR?

Come collettivo transfemminista queer la questione della violenza dei confini fisici e ideali è sempre stata al centro della nostra riflessione e di ogni rete di cui abbiamo fatto parte, cittadina, nazionale e transnazionale.

In un periodo in cui la violenza delle frontiere si dipana in tutto il suo orrore non possiamo che sostenere quelle realtà che provano a combatterla e quelle persone, migranti e immigrate che la violenza dei confini e del colore la affrontano ogni giorno e che quei confini provano a superarli.

Per questo rilanciamo l’appello a tutte le soggettività, ai collettivi e reti lgbtqia+, alle transfemministe e femministe invitandole a prendere parola contro la gigantesca macchina repressiva in moto, e non solo a Torino.

Occorre, inoltre, sottolineare che da questa narrazione tossica rimangono strumentalmente fuori due elementi centrali.

Da un lato bisogna ricordare a gran voce che le compagn* arrestat* coinvolte nell’operazione Scintilla sono accusat* di associazione sovversiva per aver portato avanti negli anni una lotta determinata contro la detenzione amministrativa delle persone immigrate senza documenti.

Senza voler entrare nel merito delle carte giudiziarie e dell’impianto accusatorio della procura torinese, l’obiettivo più ampio dell’operazione è palesemente quello di fiaccare la lotta contro i CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio) che a Torino aveva come obiettivo la chiusura del CPR di Corso Brunelleschi già più volte distrutto – come altri in Italia – dalle rivolte delle persone recluse. I CPR sono galere, sono luoghi in cui si fa materiale e visibile la frontiera, sono posti da cui si esce con un decreto di espulsione o direttamente con un volo di rimpatrio.
Sono l’anello più visibile di un ingranaggio complesso che ha come obiettivo quello di serrare le frontiere e respingere all’esterno chi tenta di varcarle.

Creati dal governo di centro-sinistra alla fine degli anni ’90 del secolo scorso hanno di recente trovato una loro nuova età dell’oro con il Ministro degli Interno Minniti e, oggi, con Salvini.
Impossibile riformarli e impensabile chiedere – a chi poi? – di migliorare la qualità delle condizioni di detenzione. I CPR vanno chiusi perché luoghi di privazione della libertà.

A fronte di questa rivendicazione, la procura di Torino ha fatto calare la scure della repressione su 6 compagn* che sono ora in isolamento, privati della loro libertà in attesa di giudizio e che rischiano molti anni di carcere se condannat*. A loro non può che andare la nostra solidarietà.

Ma c’è un altro punto che occorre sottolineare, ovvero a cosa lascia spazio lo sgombero dell’Asilo e perché quello spazio era cosí scomodo per l’amministrazione torinese.
L’Asilo occupato si trova nel quartiere torinese di Aurora, da anni dato in pasto alla più becera gentrificazione.

La riqualificazione del quartiere ha per esempio portato all’apertura del palazzo di alto design firmato Lavazza; oppure alla creazione di una scuola di scrittura/storytelling diretta dall’illustrissimo Baricco dove ti insegnano a scrivere alla modica cifra di 5.000 euro l’anno.
L’ondata di gentrificazione sta anche portando anche alla chiusura dello storico mercato del Balon di Porta Palazzo: chiunque vive quel mercato come luogo di incontro, scambio informale e mezzo di sopravvivenza, viene spinto ai margini e illegalizzato.

L’Asilo occupato e le tant* compagn* che vi gravitano attorno rappresentano uno spazio di resistenza a questo processo di svuotamento del quartiere e di sistematica eliminazione dell’indecenza intesa come non normalità in tutte le sue forme.

Ci sembra tutto questo veramente così lontano?

Gli attacchi agli spazi occupati oramai sono più che frequenti in tutta Italia.
A Roma sono iniziati gli sgomberi a partire da quelle realtà più marginalizzate e, senza troppo nasconderlo, si punta a ripulire la città dagli spazi di autogestione.

Gli spazi delle donne sono costantemente sotto attacco, da ultimo la casa delle donne “Lucha y Siesta”, attiva da quasi 10 anni nel contrasto alla violenza sulle donne e spazio prezioso di autorganizzazione per tutt* noi, rischia di chiudere perché il proprietario ATAC Spa (merda!), in crisi finanziaria, vuole vendere lo stabile.

L’apparato repressivo è poi sempre più normalizzato nella quotidianità.

Ci si è oramai abituati alle camionette di polizia e carabinieri che stazionano nei quartieri; non ci si gira più per le retate e i controlli dei documenti delle persone razzializzate per strada, sugli autobus e nelle stazioni; ci si indigna solo per qualche ora per la morte di freddo di persone che dormono in strada.
Nel frattempo fioccano ordinanze che come unico obiettivo hanno quello di limitare la socialità a forme accettabili e decorose.

Questa crociata dell’ordine e decoro ha come nemiche tutte quelle persone che non rientrano nella norma ‘famiglia-nazione-lavoro’ e noi Cagne ci sentiamo decisamente chiamat* in causa.

Pensate che reagiremo semplicemente proteggendo i rimanenti miseri spazi di agibilità dove ci volete confinare?
Pensate male.
Questo è per noi il momento di immaginare tanto e fare molto di più!

Libertà per tutte e tutti
Solidarietà con gli/le arrestat*

Cagne Sciolte

 

Per esprimere solidarietà alle persone arrestate, vi consigliamo di seguire gli aggiornamenti pubblicati da Radio Black Out e Macerie Torino.
Il luogo di detenzione infatti potrebbe cambiare nei prossimi giorni a seguito di trasferimenti.

Per ora le indicazioni più aggiornate sono le seguenti:

Per l’operazione Scintilla:
Rizzo Antonio – Salvato Lorenzo – Ruggeri Silvia – Volpacchio Giada – Blasi Niccolò – De Salvatore Giuseppe.
Per il corteo di sabato: Antonello Italiano – Irene Livolsi – Giulia Gatta – Giulia Travain – Fulvio Erasmo – Caterina Sessa – Martina Sacchetti – Carlo Mauro – Francesco Ricco
Sempre per il corteo di sabato, dopo essere stato all’ospedale, è in arresto anche Andrea Giuliano.

Al momento si trovano tutti nel carcere torinese:

C.C. Lorusso e Cutugno via Maria Adelaide Aglietta, 35, 10149 Torino TO.

Tutt* riportano contusioni inferte dalla polizia durante il fermo.
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Gabriele Baima, in carcere da giovedì per la manifestazione davanti a Palazzo nuovo, è stato rilasciato con un divieto di dimora a Torino. Gli altri due arrestati di giovedì sono stati scarcerati.
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Arrestati/e di sabato, aggiornamenti del 13/02/2019: sono stati scarcerati con obbligo di firma in attesa di processo. Capi d’imputazione: 2 resistenze (1 durante arresto), lesioni, porto d’armi, devastazione e saccheggio.
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Gli arrestati/e sono tanti, alcuni con accuse gravi che li costringeranno alla detenzione per lungo tempo.

Chiediamo ai solidali un benefit per sostenerli/e al conto intestato a Giulia Merlini e Pisano Marco IBAN IT61Y0347501605CC0011856712 ABI 03475 CAB 01605 BIC INGBITD1

Nei giorni scorsi è girata una versione scorretta dell’IBAN, ci scusiamo.

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Domenica 10 Febbraio 2019 – PRESIDIO CONTRO IL C.P.R. – Ponte Galeria, Roma

riceviamo e diffondiamo:

È una mattanza.

Il colonialismo miete una quantità di morti che non siamo mai stax capaci di calcolare.

Se il massacro è stato per anni silenzioso (o sussurrato) alle nostre orecchie privilegiate ed europee, adesso i cadaveri arrivano fino alle nostre placide spiagge e si moltiplicano di anno in anno.
I morti di quest’anno appena iniziato sono già centinaia solo in mare. Il capitalismo colonialista stermina e avvelena una quantità di persone incalcolabile in ogni istante e in ogni parte del mondo. Da sempre gli individux e la terra pagano il prezzo di una crescita sfrenata dei consumi. In sostanza ci avveleniamo e avveleniamo il resto del mondo per possedere cose che a loro volta continuano ad avvelenarci.

Il prezzo più alto, in Europa, lo paga chi non ha il privilegio della bianchezza o di un documento valido in tasca. Infatti queste persone continuano a morire in frontiera, nei centri, nei ghetti e nelle strade.

Essere neutrali in situazioni di oppressione significa aver scelto la parte dell’oppressore

Se mai lo fosse stato, non è più tempo di stare calmx; rimanere sedutx di fronte ai nostri schermi significa essere complici di questa mattanza.

Abbiamo bisogno di nuove forme ed energie per lottare insieme, contrattaccare.

La lotta contro le frontiere nella città di Roma ha un appuntamento mensile per non lasciare sola chi è rinchiusa nelle gabbie per persone senza documenti. Parteciparvi ci può dare la possibilità di incontrarsi in un momento di lotta e scoprire insieme nuovi modi e possibilità.

Il 10 FEBBRAIO ALLE 15:30 SAREMO SOTTO LE MURA DEL CPR DI PONTE GALERIA PER CONTINUARE A LOTTARE CONTRO CARCERI E CARCERIERX E PER NON LASCIARE CHE BASTI UN MURO E POCHI KM PER FARCI DIMENTICARE LE DONNE RECLUSE.

Nemiche e nemici delle frontiere

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17 dicembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle persone sex worker

Diffondiamo dal blog di Ombre Rosse

https://ombrerosse.noblogs.org/

In questo giorno di lotta vogliamo denunciare le violenze che le/i sex workers subiscono in tutto il mondo. Una giornata importante nata nel 2003 in memoria delle vittime del Green River Killer a Seattle, Washington.

Una giornata internazionale per ricordare che lo stigma, la discriminazione e la criminalizzazione alimentano la violenza contro le lavoratrici e i lavoratori del sesso in tutto il mondo.

Per ricordare che come sex workers combattiamo lo stigma che nega le nostre esperienze e condona abusi e violenze. Per ricordare che ogni forma di criminalizzazione aumenta di oltre tre volte il rischio di violenza contro di noi (Vedi Amnesty International e molti altri studi accademici e non).

Per ricordare che le persone migranti vivono sui loro corpi una doppia discriminazione e criminalizzazione con deportazioni e retate imposte dal sistema repressivo della fortezza Europa.

Siamo contro ogni forma di sfruttamento, da quello dei papponi a quello legalizzabile dello Stato, contro ogni forma di abuso, sfruttamento, tratta e coercizione e ci batteremo affinché si ponga fine a ogni tipo di violenza e sfruttamento.

Criminalizzare la nostra attività o rafforzare, con multe e ordinanze, le leggi che controllano e reprimono del lavoro sessuale senza interpellarci e senza darci alternative concrete non farà che renderci più precarie, povere, ricattabili e sfruttabili soffocando le nostre soggettività e i nostri vissuti.

Sosteniamo la completa autodeterminazione degli individui, sia che riguardi il lavoro sessuale che la libertà di movimento.

Sogniamo che il nostro lavoro sia privo di abusi, sfruttamento e lavoro forzato.

Perché ci siano sempre più persone che possano sostenere la lotta per la decriminalizzazione, la solidarietà e per i diritti di tutte le sex worker – donne, cis e trans, buone e cattive, abili e disabili, di ogni nazionalità, classe sociale, età, religione ed etnia.

Ombre Rosse

 

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INTERROTTA CONFERENZA IN SOLIDARIETà CON LE PRIGIONERX

riceviamo e diffondiamo

Mercoledì 28 novembre una quindicina di solidali ha scelto di interrompere l’incontro presso la biblioteca “Moby Dick” di Garbatella organizzato dal “Garante delle persone private della libertà”.

All’incontro dal titolo “Migrazioni e ospitalità” partecipavano il direttore della Caritas, una professoressa di filosofia teoretica e il direttore dell’ufficio nazionale antidiscrimazioni razziali. Dalle loro calde posizioni di potere pretendono di gestire, controllare, analizzare la vita all’interno delle galere, dei cpr, degli hotspot, nonché di tutto il sistema di accoglienza.

Questi luoghi e questo sistema sono irriformabili e hanno il solo scopo di privare della libertà e vanno distrutte. All’interno di queste strutture si muore, come è purtroppo accaduto l’11 novembre al CPR di Ponte Galeria, dove Natalia è deceduta ancor prima dell’arrivo dell’ambulanza, e della cui morte si è venuti a conoscenza solo diversi giorni dopo dalla voce delle sue compagne recluse.

Spesso queste storie sono messe sotto silenzio e solo dal contatto diretto con le donne imprigionate si viene a sapere dell’assenza di acqua calda da diversi giorni, delle vessazioni degli operatori sulle recluse, degli sputi alla richiesta di cibo e dei capelli tirati durante le perquisizioni. Si è deciso di urlare contro queste figure tutta la nostra rabbia e interrompere il loro squallido teatrino, un’inutile vetrina di finta accoglienza e ospitalità. Nel quartiere sono anche comparsi alcuni manifestini in varie lingue che parlano di quanto è accaduto e accade a Ponte Galeria e nelle altre prigioni.

Nella notte precedente uno striscione con su scritto “Di galera si muore ogni giorno. Natalia è morta nel CPR l’11 novembre. L’indifferenza è complicità” è apparso su via casilina.

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Presentazione del libro “L’emersione imprevista”

*Nella foto Mariasilvia Spolato, la prima lesbica visibile in Italia.

Domenica 16 dicembre venite a discutere con noi della nascita e storia del movimento lesbico in Italia!

Lo faremo a partire dal libro di Elena Biagini:

‘L’emersione imprevista. Il movimento delle lesbiche in Italia negli anni ’70 e ’80’.

Durante la presentazione troverete tè, tisane e biscotti!

Cagne Sciolte, via Ostiense 137/B
Metro B Garbatella, Bus 23, 769

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CompleCagna Al Polo

È tempo di tirar fuori dagli armadi quella voluminosa ecopelliccia fuxia che occupa metà del tuo guardaroba! Tempo di riportare in auge quei cafonissimi paraorecchie che negli anni 80 ti facevano sentire la più alla moda del quartiere! È il momento buono per indossare quel maglione oversize con i fiocchi di neve senza sentirti osservat* da tutti!

Arriva il weekend più gelido dell’anno e stavolta, se la cagna non va alla montagna, è la montagna che va dalla cagna!

Il 14 Dicembre si festeggia il 5° compleanno delle Cagne Sciolte con una serata al Polo memorabile.

Probabile la presenza di Rihanna, Beyoncé e Britney, ma qualora dovessero darci buca all’ultimo momento, oltre fiumi di vin brulé, abbiamo preparato una serie di sorprese che scalderanno i nostri corpi e i nostri cuori.

Si comincia alle 19.
Greta Marzano porta in scena il fantasma di Valerie Solanas presentandoci il suo SCUMbox, una lettura a Juke Box tratta da SCUM Manifesto. Il maschio alfa ha le ore contate!

Alle 21 sarà il momento dell’alta cucina vegana. Ai fornelli una nutrita delegazione di chef d’eccezione delizieranno i nostri palati con una edizione straordinaria della trattoria “la puttanesca”. Masterchef ce spiccia casa!

Si continua alle 22 con lo spettacolo di Ninì, la sedicente artista incubo di ogni cabaret queer, in arrivo direttamente dalla terronia profonda accompagnata dal suono di zampogne.

E per finire un djset favoloso delle Britney’s bitches che ci accompagnerà fino a notte inoltrata.

Non mancate e non dimenticate il DRESS CODE della serata: PARTY AL POLO.

Noi ci mettiamo il freddo. Voi copriteve!!!

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CE RODE ER CULO

Il 24 novembre ci troverete in Piazza della Repubbica per il corteo di Non Una Di Meno contro la violenza di genere, a urlare che ce rode er culo…e pure tanto! Se volete urlare con noi sapete dove trovarci!

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#ThisIsNotConsent

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9 Settembre – Proiezione del documentario “26 de Diciembre”

Lo spazio delle Cagne Sciolte riapre a bomba con la proiezione del documentario auto-prodotto:

“26 de Diciembre” di Silvia Maggi, da un progetto di S. M. e S. R., Spagna 2017, 85′.

Versione originale in spagnolo con i sottotitoli in italiano ed inglese.

“26 de Diciembre” é il secondo documentario, parte in una piú ampia ricerca su modi e forme di organizzazione della cura tra persone delle comunitá LGBTQ*.

Con questo progetto abbiamo raccolto testimonianze delle persone che fanno parte della Fundación 26 de Diciembre, a Lavapiés, Madrid, a un anno dall’apertura del progetto diurno e l’avvio del progetto degli appartamenti condivisi.

Dissidenti sessuali durante il franchismo, stanno creando nel presente una comunitá di cura che vuole combattere l’isolamento della terza etá e dare risposta all’emergenza abitativa, e allo stesso tempo continuare a produrre la propria cultura della dissidenza politica e sessuale, allargando le reti di intimitá, cura e supporto reciroco, aprendole al quartiere e alla cittá.

Ore 18.30: proiezione del documentario e a seguire discussione con le autrici del documentario.

Ore 20.00: aperitivo musicale benefit per il collettivo “Ombre Rosse”.

@Cagne Sciolte, via Ostiense 137. Medro B Garbatella, Autobus 23, 679

Info sulla Fundación 26 de Diciembre: http://www.fundacion26d.org/

Info sul collettivo “Ombre Rosse”: https://www.facebook.com/collettivoOmbreRosse/?ref=br_rs

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Tutte insieme famo paura!

Riceviamo e con piacere diffondiamo.

“Domenica sera sul Lungotevere un gruppo di frocie, lelle, persone non binarie, femministe, ha attraversato la fiera estiva in cui è presente lo stand che ha rifiutato un lavoro a Valentina, comunicando con le lavoratrici e le persone presenti.”

A noi servono donne, non maschi mancati.

Richiesta bella presenza.

Requisiti di femminilità.

Ci sono molte persone confuse.

Molte/i di noi hanno letto queste affermazioni pronunciate da un datore di lavoro verso una potenziale dipendente di uno stand di questa fiera.
Queste affermazioni in realtà sono all’ordine del giorno negli annunci di lavoro.

Una ragazza può vestirsi come vuole: con la minigonna senza essere chiamata “troia”, con un taglio di capelli corto senza essere chiamata “maschio mancato”.
Una ragazza può essere lesbica ed esprimere la propria identità come meglio crede.
Un ragazzo adolescente può indossare una camicia a fiori senza essere aggredito e picchiato come è successo a R. qualche giorno fa.

Oppure no?

Facciamo lavori di merda, sottopagati, dobbiamo sorridere ed essere disponibili, spesso i datori di lavoro allungano pure le mani o, come nel caso di Valentina, si permettono di giudicare l’identità e l’espressione di genere delle persone.

Il risultato è che lesbiche, gay, persone trans possono limitarsi a lavorare nei ghetti con quelli come loro, le ragazze non troppo “di bella presenza” possono lavorare solo nascoste al pubblico, le ragazze carine vengono invece esposte come pezzi di carne ad apprezzamenti non richiesti. E se qualcuna individualmente prova a lamentarsi viene licenziata, punita, e difficilmente troverà di nuovo lavoro se viene marchiata come una che alza la testa.

Quanto ancora siamo disposte a sopportare?

Tutte insieme famo paura!

Per contattarsi: maipiusfruttate@anche.no

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