22 Ottobre__SROTOLARE IL GENERE – Controvisioni e chiacchiere fuori norma

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Sabato 22 Ottobre, per la giornata STP Stop Trans Pathologization, Transmission, Al Borde (a distanza) e Cagne Sciolte e chi più ne ha più ne metta presentano alcuni dei corti prodotti distribuiti da Al Borde.

Mujeres AlBorde è un progetto sud americano che realizza e distribuisce materiale audiovisuale. Dal 2001, ogni anno producono video, storie, documentari che trattano tematiche in relazione a diversità e dissidenza sessuale, per questa serata si tratta in particolare di 4 corti di autonarrazione trans.
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– 18 Aperitivo Vegan
– 20 Proiezione dei corti

Cagne Sciolte_Via Ostiense 137 _ MetroB Garbatella

info:
http://www.stp2012.info/old/it
http://www.mujeresalborde.org/
https://www.facebook.com/events/1087321258054264/

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Grecia – Lettera di rifugiat* LGBTQI+

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Atene, Grecia: Siamo un gruppo di rifugiat* LGBTQI+ . Veniamo da differenti parti del Medio Oriente: alcun* di noi dall’Iraq, alcun* dalla Siria; altr* da Egitto, Yemen e Iran.
Siamo stat* in guerra dallo stesso momento in cui siamo nat*. E siamo stati in fuga  per la maggior parte del tempo delle nostre vite.
I nostri percorsi si sono incrociati in Turchia l’anno scorso, dove tutt* siamo giunt* con la speranza di trovare la pace. Sfortunatamente, come chiunque ha vissuto in Turchia potrà raccontarvi, la vita per una persona LGBTQI+ è un inferno. Ciascun* di noi ha avuto un amic* o conoscente ammazzato, maltrattato o aggredito in Turchia. Abbiamo passato mesi vivendo nella paura costante, prima di decidere di fuggire in Europa.
Il trauma di essere un* rifugiat* è universale; il trauma di essere un* rifugiat* gay, lesbica o trans ha le sue particolarità che raramente le persone prendono in considerazione.
Anche noi abbiamo visto le nostre case rase al suolo; anche noi abbiamo attraversato frontiere pericolose, saltato e tagliato le recinzioni, siamo salit* a bordo di barche fatiscenti e pagato migliaia ai trafficanti – il tutto in cerca di un posto da poter chiamare casa; un posto dove poter restare e sentirci salv*.
Ma, per la maggior parte dei nostri connazionali, la nostra stessa esistenza è un “harām” (ndt: proibito). Non abbiamo avuto una rete di supporto per anni perché, dal momento in cui abbiamo fatto coming out, le nostre famiglie hanno tagliato ogni legame con noi. Abbiamo tutt* sopportato le torture nei nostri paesi di origine. Siamo stat* imprigionat*, picchiat*, umiliat*, aggredit* nelle strade; abbiamo sopportato dolori tremendi quando abbiamo visto o sentito della morte di persone amate. Tutto perché appartenevano alla comunità LGBTQI+  e hanno avuto l’audacia di pensare che avrebbero potuto vivere la loro vita come volevano.
La violenza e l’ingiustizia che sperimentiamo ogni giorno vengono trascurate e raramente riportate alle autorità, che più spesso che no ci maltrattano e ci aggrediscono, conservando il pregiudizio, con atteggiamenti transfobici e omofobici contro di noi.
Non c’è uno spazio “sicuro” per un* rifugiat* LGBTQI+  in Medio Oriente.
Speravamo che l’Europa fosse differente.
Ci sbagliavamo.
In Grecia le autorità ci hanno aggredit* e maltrattat*; siamo stat* ingiustamente imprigionat*, Alcuni volontati delle ONG ci hanno allontanat*; nei campi siamo in pericolo in ogni singolo momento.
Siamo in pericolo a ogni passo sulla strada.
In questo stesso momento, ci sono molt* di noi che stanno vivendo in squallidi campi e hotspot sparsi nel paese; negli squat e negli appartamenti. Sappiamo che siete sol* e spaventat*. Sappiamo di molt* “ospit*” che non lasciano la loro casa per paura di essere stuprat*, attaccat* o aggredit* verbalmente per strada.
Ad ognun* di voi vorremmo dire: Per favore raggiungeteci. Non siete soli.
Sebbene a molt* di noi che firmiamo questa lettera ci sia stato concesso lo status di rifugiat*, cioè sebbene lo stato abbia ammesso formalmente che abbiamo il diritto di ricevere la protezione internazionale per le nostre identità, in quanto persone LGBTQI+ , ha mancato nel fornirci qualcosa di concreto, lasciandoci a cavarcela da sol*.
Come richiedenti asilo abbiamo il diritto all’alloggio, come rifugiat* riconosciut* non abbiamo diritto a niente. Ciò significa che, dato che la maggior parte di noi è povera, potremmo essere lasciat* senza casa in qualsiasi momento. E con una piccola speranza di trovare un lavoro, affrontiamo la dura realtà di morire letteralmente una morta lenta nell’ombra.
Nonostante siamo esaust*, noi vogliamo e, molto più importante, noi abbiamo bisogno di combattere questa realtà triste e pericolosa.
Oggi abbiamo bisogno della vostra solidarietà per aiutare i rifugi per migranti LGBTQI+: per quelli che non si sentono più sicur* nei loro alloggi assegnati.
Abbiamo bisogno della vostra solidarietà per aiutare rifugiat* LGBTQI+ ad avere cibo, vestiti, documenti legali.
E sopratutto, abbiamo bisogno della vostra solidarietà per mantenere alta l’attenzione.
Perché la gente sappia che siamo qui. Che esistiamo. Che lottiamo ogni giorno per sopravvivere.
Che stiamo cercando di costruirci un’esistenza dignitosa e in pace.

Rifugiat* LGBTQI+ di Atene
Il gruppo Rifugiat* LGBTQI+ di Atene
è supportato da LOA, Femin@tre, Notare 26, No Borders

Fonti:

https://www.facebook.com/lgbtqirefugeesingreece/posts/105258669948212

Grecia – Lettera di rifugiat* LGBTQI+

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Non una di meno! Assemblea nazionale a Roma 8 ottobre

NON UNA DI MENO
TUTTE INSIEME CONTRO LA VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE

nonunadimeno

Verso l’assemblea nazionale dell’8 ottobre a Roma e la manifestazione nazionale del 26 novembre
ore 10.30-17.00 Università La Sapienza Roma nella Facoltà di Psicologia (aula 2), Via dei Marsi 78

per adesioni clicca qui https://goo.gl/forms/eoQXxajqZw9tbOBy1

La violenza maschile sulle donne, formalmente condannata, è continuamente perpetuata. La cultura patriarcale continua ad affermarsi con forza, ribadendo un livello di disparità fra donne e uomini che è la radice profonda del femminicidio.

È il momento di essere unite e ambiziose, di mettere insieme le nostre intelligenze e competenze. Ogni giorno facciamo i conti con violenze e abusi in casa, in strada, nei posti di lavoro. La violenza è sempre una questione di rapporti di forza, sta a noi ribaltarli a partire dalla nostra unione e condivisione.

Per questo l’8 ottobre siete tutte invitate a Roma a prender parte alla prima assemblea nazionale di un percorso che vogliamo sia ampio e partecipato, capace di produrre proposte e risultati concreti.

La manifestazione nazionale del 26 novembre, in tal senso, dovrà essere solo il punto di inizio di un processo più grande che deve vederci tutte insieme a riaffermare l’autodeterminazione delle donne su lavoro, salute, affettività, diritti, spazi sociali e politici.

Alla violenza domestica, agli stupri e alle uccisioni non corrisponde un’effettiva presa di coscienza della politica e della società nel suo complesso: i media non fanno che promuovere una rappresentazione stereotipata, spettacolare, morbosa e vittimistica (quando non colpevolizzante) delle donne; la formazione nelle scuole e nelle università sulle tematiche di genere è fortemente ostacolata; nei commissariati e nelle aule dei tribunali rischiamo ancora di non essere credute; la burocrazia e i tempi d’attesa ci fanno pentire di avere denunciato; i centri anti-violenza vengono chiusi o scarsamente finanziati, nonostante i soldi stanziati a livello nazionale e regionale; i percorsi di fuoriuscita dalla violenza non sono sostenuti adeguatamente da forme di accesso al welfare per le donne. E mentre accade tutto questo, Governo e istituzioni non sembrano voler dare risposte credibili; la violenza maschile viene affrontata in modo casuale ed episodico, spesso secondo i criteri dell’emergenza, laddove si tratta di un fenomeno strutturale che, come tale, richiederebbe politiche adeguate, coordinate e costanti verifiche della loro efficacia.

Per costruire insieme percorsi di lotta e di libertà,
siete Tutte invitate! #Nonunadimeno

Io Decido Rete Romana
D.i.Re Donne in Rete contro la violenza
UDI – Unione Donne in Italia

Per info e adesioni:
nonunadimeno@gmail.com

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contro fascismo sessimo e omolesbotransfobia, lottiamo senza confini solidarietà e autodifesa femminista

30 settembre 1975: Donatella Colasanti e Rosaria Lopez venivano ritrovate, l’una in fin di vita, l’altra morta, dentro il bagagliaio di una macchina:erano state sequestrate, torturate e stuprate per due giorni da Andrea Ghira, Angelo Izzo e Giovanni Guido, fascisti della “roma bene”.

Oggi continuiamo a ricordare quello che è stato definito “il massacro del Circeo” ma purtroppo sappiamo bene che prima e dopo Donatella e Rosaria ci sono state e ci saranno tante altre. Sappiamo bene che lo stupro e la violenza contro le donne sono strumenti di oppressione e controllo dei nostri corpi, sappiamo che la violenza non ha passaporto ma neanche appartenenza politica.
Mentre la violenza di cui stiamo parlando è una violenza che possiamo definire fascista, a compierla non sono solo coloro che possiamo facilmente identificare come fascisti e per questo diventa fondamentale e urgente ragionare su cosa è diventato il fascismo oggi e quindi su cosa significa fare antifascismo.
Il fascismo oggi non sono solo le celtiche e i saluti romani e fascisti non sono solo casapuond, lega e fratelli d’italia, ma sono anche il sessismo, la violenza sulle donne e sui soggetti lgbtqi, l’ordine eteronormato in cui vorrebbero incasellare le vite di tutt*.
La violenza come strumento di controllo non si esercita solo sui corpi delle donne ma anche sui corpi di tutt* coloro che trasgrediscono le norme che regolano un ordine di genere rigidamente binario e non si sottomettono all’eteronormatività o che non si identificano con il genere assegnato loro alla nascita.

Per noi fascismo oggi è l’esaltazione della famiglia eterosessuale, la difesa della sacralità, dell’esclusività, del primato sociale e dell’indissolubilità della coppia monogama, che è il primo luogo di violenza per le donne e per le soggettività non eteronormate, ma che ci viene propinata in tutte le salse come il fondamento “naturale” della società e la medicina per tutti i suoi mali.
E’ stata una tipica famiglia italiana, di quelle “per bene”, di quelle “normali”, che pochi giorni fa ha aggredito la figlia e la sua compagna in piena strada, perchè sono lesbiche, perchè hanno scelto di viversi la sessualità che preferiscono, perchè non hanno aderito alla norma che la famiglia eterosessuale veicola come unica alternativa possibile.

Fascismo per noi è la difesa a oltranza del binarismo di genere, del fatto che esistano solo uomini e donne, che si possa essere uomini o donne solo se si ha una determinata anatomia, che non si possa modificare il proprio corpo per farlo assomigliare all’idea che si ha di sé, o che per farlo sia necessario passare per un processo di psichiatrizzazione e medicalizzazione, come avviene in questo paese per chi decide di effettuare un cambio di sesso o di transitare da un genere all’altro.
Fascismo per noi è la riproposizione della maternità come destino, valore sociale, compito e missione per tutte coloro che sono state assegnate donne alla nascita e hanno un utero.
Qualche giorno fa il fertility day, che somiglia tanto alla giornata della madre e del bambino di fascista memoria, ci ha ricordato che dobbiamo smettere di essere “lente e pigre” e frequentare “cattive compagnie” e iniziare a fare il nostro dovere ri/produttivo sistemandoci in una bella coppia eterosessuale e regalando figli, bianchi e cittadini, alla patria, per salvare i conti dello stato, risollevare la sorte demografica dell’italia e arginare “l’invasione migrante”

Fascismo per noi è il razzismo che permea la società, sono gli internamenti nei CIE, le deportazioni e le stragi prodotte per mare e per terra dalle frontiere, fascismo è la divisione tra i migranti “buoni” da infilare nella macchina dell'”accoglianza” facendoci su qualche soldo e magari facendoli lavorare gratis per dimostrare che si “vogliono integrare”, e migranti cattivi che “non si integrano”: le donne velate e quelle che portano il burkini, i/le musulman* che rifiutano l’idea che essere integrati significa adattarsi agli usi e costumi occidentali, quell* che “spacciano e non hanno voglia di lavorare” e quelle che fanno le sex workers e non vogliono farsi salvare, i/le migranti che si ribellano nei CIE e che lottano per la propria autodeterminazione.

Fascismo oggi sono le campagne elettorali e i comizi in piazza che ruotano intorno ai concetti di degrado e decoro pubblico, usati per deviare l’attenzione dai problemi reali e per giustificare decreti e ordinanze che colpiscono tutti quei soggetti che devono restare al margine, che non sono presentabili, produttivi, moralmente accettabili.
Quello che si veicola con il concetto di decoro sono sia un insieme di canoni estetici e urbanistici ma soprattutto una serie di requisiti morali che creano un confine tra onesti cittadini e scarti della società.
Questo permette con sempre più facilità alle nuove destre di insinuarsi nei quartieri, trovando leggitimità per proporre parametri fuorvianti di vivibilità, benessere e rettitudine allo scopo di farci individuare come responsabili del malessere economico e sociale non chi controlla e trae profitto dalle nostre vite ma di volta in volta il nemico pubblico da mettere al margine: puttane, zingari, migrati, trans, tossici e abusivi a vario titolo, come chi occupa una casa, amplificando la sensazione di vivere in uno stato di emergenza permanente.

Fascismo è l’uso strumentale del tema della violenza contro le donne e dei “diritti lgbt” per criminalizzare i migranti, fascismo è “difendiamo le nostre donne” ma è anche l’idea che i sessisti e gli omofobi siano “loro”, gli “altri”… sappiamo bene che tutto questo serve solo a farci credere che nell’illuminata italia e europa la violenza di genere, il sessismo, l’eteronormatività non esistano più, o siano residuali – bagaglio di qualche “spostato” o “retrogrado” magari del sud.
Noi sappiamo bene che sessismo e eteronormatività sono strutturali e che vanno a braccetto con fascismo, razzismo e omolesbotransfobia.
Sappiamo bene anche che tra gli episodi di violenza contro donne, la violenza domestica è quella più rilevante, ma nonostante questo lo stato sembra più interessato a finanziare campagne come il fertility day o a strumentalizzare episodi di cronaca, come lo stupro di Melito, per aumentare il dispiegamento di forze dell’ordine e spostare l’attenzione sempre verso qualcun’altro che vive più a sud di noi, che sia la calabria o l’africa.

Tutto ciò serve a nascondere il fatto che mancano strumenti reali per combattere la violenza patriarcale che è alla base di questa società capitalista e che nessuno è interessato a ricercarne di utili.
Niente è indirizzato a distuggere i ruoli di genere che sono alla base della violenza.
Non essere una buona moglie o una brava ragazza ti espone a due tipi di risposta: o la tua possibilità di scelta viene negata perchè incomprensibile o vieni colpevolizzata e riportata brutalmente all’ordine, com’è successo a Donatella e Rosaria nel 75 ma come succede a molte altre ogni giorno in ogni parte del mondo.
Tutto ciò che ruota intorno alla stigma della puttana è emblematico: tutte dobbiamo tremare di fronte all’accusa di esserlo, perchè anche uno strupro è leggittimato socialmente se a subirlo è chi non aderisce alla morale imposta, basta una minigonna, un bicchiere di troppo, una passeggiata all’ora o nel luogo sbagliato o con le compagnie sbagliate.
Tutte siamo state educate ad accusare le altre di essere puttane o provocatrici, per apparire più degne ed è proprio quando qualcuna rivendica spazi di libertà che superano i limiti imposti dalla morale che si crea un cortocircuito perchè si varca consapevolmente il confine che separa dalle donne rispettabili.

Fare antifascismo oggi per noi significa leggere le connessioni che ci sono tra l’eteronormatività, il sessismo, il razzismo e la violenza contro le donne e i soggetti lgbtqi, in tutte le forme che assumono in questa società, dalle aggressioni ai femminicidi, dalle retate contro migranti, trans e sex workers, alla violenza e all’omolesbotransfobia istituzionali, che leggiamo in eventi come il fertility day o il dibattito pubblico su unioni civili, step child adoption e gestazione per altr*.
Fare antifascismo oggi significa costruire battaglie e discorsi intersezionali, che leghino insieme soggetti diversi tra loro, con rivendicazioni e bisogni che rompano l’ordine soffocante in cui vorrebbero rinchiudere tutt*.

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29 SETTEMBRE __ Presentazione del libro “Maternità Sovversive”

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Le Cagne Sciolte sono liete di presentare il libro “Maternità Sovversive” insieme all’autrice Maria Llopis.
Alla faccia del Fertility Day, che ci vorrebbe tutt* impegnati a rincorrere l’orologio biologico per fornire figl* alla patria, ci piacerebbe interrogarci su tutto quello che non rientra nei canoni imposti di genitorialità.

– h 18:30 –> presentazione del libro. Sarà presente l’autrice
– h 21:00 –> cena vegan presa a benefit!
– a seguire –> djset disimpegno

29 SETTEMBRE ___ VIA OSTIENSE 137/METRO.B_GARBATELLA

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MATERNITÀ SOVVERSIVE

di Maria Llopis

Ho riunito tutte queste persone in questo libro, perché mi sembra una fonte d’ispirazione il loro modo di approcciare la maternità, perché mi sembra che sfidino il sistema prestabilito con il piacere e l’allegria, perché mi sembra che facciano una politica radicale con la pratica e il loro proprio vissuto. Parti estatici, genitorialità condivisa, genitorialità e creatività artistica, genitorialità e sessualità, partenogenesi, paternità trans*, attivismo, matriarcattivismo, allattamento condiviso, parti tradizionali, maternità trans-hack-femminista, società matriarcali, maternità e società capitalista, maternità ed eco femminismo… Sì, Maria, ma cosa sono le maternità sovversive? Tutte, lo sono tutte, tutte quelle che esistono, perché mi devi spiegare qual è la maternità che si adatta alla definizione egemonica… È impossibile adattarsi a ciò che ci vogliono vendere come maternità da parte della medicina e le politiche ufficiali. Ogni esperienza della maternità sfida a modo suo l’ordine stabilito, fa esplodere il mondo e lo fa nascere di nuovo. Ed è in questa rottura che si sviluppa un nuovo tipo di società. La società patriarcale e capitalista nella quale viviamo ha i giorni contati; sono cicli, la vita è fatta di cicli e questo sta arrivando alla sua fine. Il cambio di paradigma che stiamo vivendo con le nuove maternità ci dimostra che siamo pronti per un altro tipo di organizzazione sociale.

info: http://www.golenaedizioni.com/page.php?170

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In piazza per il Kurdistan! Sabato 24 settembre ore 14 @ Porta Pia

Diffondiamo l’appello delle donne curde per la costruzione di uno spezzone femminista alla manifestazione nazionale del 24 settembre a Roma.

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Care compagne,

Il 24 Settembre si terrà UNA MOBILITAZIONE NAZIONALE a Roma alle 14 a Porta Pia contro la guerra turca al popolo curdo, contro l’accordo Ue-Turchia e per la liberazione di Ocalan.

Sulla scorta dell’APPELLO DELLE DONNE lanciato da Donne Rete Kurdistan (http://www.retekurdistan.it/2016/08/appello-delle-donne-di-rete-kurdistan-a-sostegno-del-rojava/) richiamiamo alla partecipazione in sostegno al movimento di liberazione delle donne e al popolo curdo. Il movimento di liberazione delle donne, le pratiche e la conoscenza da esso prodotte sono state sino ad oggi la base per una società libera e democratica su cui si fonda il confederalismo democratico in Siria. E’ importante mostrare la propria solidarietà in un momento così delicato per la rivoluzione sociale del Rojava e per la repressione in Bakur acuita dalla Turchia post golpe di Erdogan.

In questi territori le organizzazioni autonome delle donne hanno proposto in un movimento che dura 40 anni, un radicale cambiamento nel modo di intendere l’organizzazione, la storia, la società indicando un modello di convivenza alternativo e oltre i nazionalismi, basato sull’autorganizzazione, l’ecologia e l’autodifesa.

E proprio nel campo dell’autodifesa, ci troviamo oggi di fronte a rappresentazioni mediatiche violente e sessiste che ritraggono spesso le guerrigliere secondo i canoni capitalisti occidentali, paragonandole ad attrici hollywoodiane, svalorizzando così il portato di liberazione delle combattenti. L’intera filosofia delle Unità di difesa femminili YPJ è di combattere il sessismo e di prevenire che le donne vengano usate o ritratte come oggetto sessuale. Questa filosofia si contrappone alle violente politiche di repressione che non lasciano indenne nessuno e che avvengono oggi in Turchia, anche, come recentemente è avvenuto contro militanti del mondo LGBTQ.

La filosofia dell’autodifesa in ogni ambito della società mostra anche come l’organizzazione autonoma delle donne in ogni momento della vita è condizione primaria e necessaria per una trasformazione sociale e per uno sviluppo di convivenza pacifico tra differenze per tutto il Medio Oriente e non solo.

Per supportare la lotta curda di liberazione delle donne e il popolo curdo e la rivoluzione sociale in Rojava, è quanto mai necessaria in questo momento una numerosa partecipazione da parte delle compagne che hanno sostenuto e sostengono il movimento di liberazione curdo.

Non è più possibile stare a guardare in silenzio.

In un’ampia solidarietà femminista internazionale chiamiamo tutte le reti di donne, femministe, queer, lesbiche, alla partecipazione alla MANIFESTAZIONE NAZIONALE “IN PIAZZA PER IL KURDISTAN” , SABATO 24 SETTEMBRE, H 14 Porta Pia

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Ni una menos! Non una di meno! VERSO UNA GRANDE MANIFESTAZIONE DELLE DONNE: Il 26 Novembre tutte a Roma

Non possiamo rimanere in silenzio, quanto continua ad accadere non ce lo permette!
È giunto il momento di essere unite ed ambiziose e di mettere insieme tutte le nostre intelligenze e competenze
VERSO UNA GRANDE MANIFESTAZIONE DELLE DONNE: Il 26 Novembre a Roma

L’APPELLO della Rete IoDecido, D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, UDI – Unione Donne in Italia
A TUTTE LE DONNE

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Ni una menos! Non una di meno!
VERSO UNA GRANDE MANIFESTAZIONE DELLE DONNE: Il 26 Novembre tutte a Roma

Il 25 novembre è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Vogliamo che sabato 26 novembre Roma sia attraversata da un corteo che porti tutte noi a gridare la nostra rabbia e rivendicare la nostra voglia di autodeterminazione.

Non accettiamo più che la violenza condannata a parole venga più che tollerata nei fatti. Non c’è nessuno stato d’eccezione o di emergenza: il femminicidio è solo l’estrema conseguenza della cultura che lo alimenta e lo giustifica. E’ una fenomenologia strutturale che come tale va affrontata.
La libertà delle donne è sempre più sotto attacco, qualsiasi scelta è continuamente giudicata e ostacolata. All’aumento delle morti non corrisponde una presa di coscienza delle istituzioni e della società che anzi continua a colpevolizzarci.
I media continuano a veicolare un immaginario femminile stereotipato: vittimismo e spettacolo, neanche una narrazione coerente con le vite reali delle donne. La politica ci strumentalizza senza che ci sia una concreta volontà di contrastare il problema: si riduce tutto a dibattiti spettacolari e trovate pubblicitarie. Non c’è nessun piano programmatico adeguato. La formazione nelle scuole e nelle università sulle tematiche di genere è ignorata o fortemente ostacolata, solo qualche brandello accidentale di formazione è previsto per il personale socio-sanitario, le forze dell’ordine e la magistratura. Dai commissariati alle aule dei tribunali subiamo l’umiliazione di essere continuamente messe in discussione e di non essere credute, burocrazia e tempi d’attesa ci fanno pentire di aver denunciato, spesso ci uccidono.
Dal lavoro alle scelte procreative si impone ancora la retorica della moglie e madre che sacrifica la sua intera vita per la famiglia.
Di fronte a questo scenario tutte siamo consapevoli che gli strumenti a disposizione del piano straordinario contro la violenza del governo, da subito criticato dalle femministe e dalle attiviste dei centri antiviolenza, si sono rivelati alla prova dei fatti troppo spesso disattesi e inefficaci se non proprio nocivi. In più parti del paese e da diversi gruppi di donne emerge da tempo la necessità di dar vita ad un cambiamento sostanziale di cui essere protagoniste e che si misuri sui diversi aspetti della violenza di genere per prevenirla e trovare vie d’uscita concrete.
È giunto il momento di essere unite ed ambiziose e di mettere insieme tutte le nostre intelligenze e competenze.
A Roma da alcuni mesi abbiamo iniziato a confrontarci individuando alcune macro aree – il piano legislativo, i CAV e i percorsi di autonomia, l’educazione alle differenze, la libertà di scelta e l’IVG – sappiamo che molte altre come noi hanno avviato percorsi di discussione che stanno concretizzandosi in mobilitazioni e dibattiti pubblici.
Riteniamo necessario che tutta questa ricchezza trovi un momento di confronto nazionale che possa contribuire a darci i contenuti e le parole d’ordine per costruire una grande manifestazione nazionale il 26 novembre prossimo.

Proponiamo a tutte la data di sabato 8 ottobre per incontrarci in una assemblea nazionale a Roma, e quella del 26 novembre per la manifestazione.
Proponiamo anche che la giornata del 27 novembre sia dedicata all’approfondimento e alla definizione di un percorso comune che porti alla rapida revisione del Piano Straordinario Nazionale Anti Violenza.
Queste date quindi non sono l’obiettivo ma l’inizio di un percorso da fare tutte assieme.

Realtà Promotrici:
Rete IoDecido
D.i.Re – Donne in Rete Contro la violenza
UDI – Unione Donne in Italia

Per info e adesioni:
nonunadimeno@gmail.com

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La Transfobia uccide! Solidarietà e autodifesa transfemminista queer!

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L’Italia ha approvato dopo anni una legge che riconosce l’esistenza delle coppie dello stesso sesso, permettendo loro di accedere ad alcuni (e solo alcuni) dei diritti che hanno le coppie eterosessuali.
Già durante la discussione parlamentare, c’era chi riteneva questa legge un passo avanti verso la civiltà, che avrebbe avvicinato l’Italia agli altri paesi del nord Europa, allontanando l’immaginario di un paese retrogrado e bigotto, quale alla fine l’Italia è sempre stata.
Noi sapevamo già che questa retorica della civiltà e del progresso nascondeva ben altri interessi, politici e culturali, come il rafforzamento del discorso islamofobo e razzista, che sostiene tanto le politiche securitarie nelle nostre città, quanto i respingimenti alle frontiere dei migranti, i centri di identificazione ed espulsione, le guerre e le invasioni delle potenze occidentali nei territori del sud del mondo.
Sapevamo già che questa legge sarebbe stata insufficiente a racchiudere tutta la favolosità e l’eterogeneità delle nostre relazioni e intimità, che avrebbe finito per essere uno strumento per poch*, bianch*, monogam*, in grado di riconoscersi in uno dei due generi che questa società accetta: maschile o femminile.
Lo sapevamo già, ma in queste settimane è diventato drammaticamente evidente: nel silenzio generale di politica e giornali, si consumano ogni giorno violenze ed aggressioni ai danni di persone trans, molto spesso migranti, sex worker, spinte ai margini da questa società transfobica e sessista.
A giugno a Napoli, in poche settimane, sono state aggredite due ragazze trans mentre Ketty purtroppo è stata uccisa; a Firenze, poche settimane fa, una donna trans ed una sua amica sono state uccise a coltellate dentro casa, mentre solo tre giorni fa un’altra ragazza trans si è suicidata nel carcere di Sollicciano, a poche settimane dalla scarcerazione, in un reparto speciale, usato per le “punizioni” o per quei detenuti “che hanno problemi di rapporti con altri detenuti”, eh già perchè il reparto in cui ha scontato la pena era chiaramente maschile, espressione della più becera transfobia istituzionale. A Roma la settimana scorsa, una donna trans è stata picchiata e lasciata esanime in terra, mentre i passanti le scattavano foto che poi commentavano sui social network, esprimendo gioia per l’accaduto. La lista potrebbe continuare ancora e purtroppo sappiamo che continuerà…
Siamo convint* che nessuna legge da sola sia sufficiente a cambiare le nostre vite, che poliziotti e telecamere significano sicurezza solo per alcuni, mentre per molt* di noi rappresentano uno dei pericoli, per quell* che non hanno un documento, per quell* che vengono criminalizzat* e indicat* come il problema, i/le migranti, trans, sex workers, per quell* che ogni giorno si autorganizzano nei quartieri e costruiscono spazi di liberazione, in cui creare solidarietà e organizzare forme di autodifesa collettive.
Ieri abbiamo appeso uno striscione per ricordare tutte le nostre sorelle, amiche, compagne trans aggredite e uccise ogni giorno, per trasformare il nostro dolore in rabbia, per gridare forte che omolesbobitransfobia uccidono, ma che la solidarietà è un’arma potente, che è solo incontrandoci e riconoscendoci che non ci sentiremo più sol*.

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Piccole soddisfazioni di mezza estate

Si sa, con l’estate e il caldo chi rimane in città si annoia ed è costretto a trovare modi per passare il tempo….

Queste scritte erano comparse qualche giorno fa sul ponte della metro garbatella

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Se ci passate oggi questo è quello che potete leggere 😉

buona

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Set the night on fire! Lapille show!!

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Siamo liete di ospitare nello spazio delle Cagne Sciolte il favoloso spettacolo delle “Lapille”

– 19:00 ___ aperitivo vegan
– al calar del sole ___ show delle Lapille e altre performance
– a seguire ___ djset tecnotrashone!!!

Per tutta la serata infopoint Campeggia!!!
Il Sommovimento Nazio_anale ha il piacere di invitarvi tutt* alla Campeggia che si terrà dal 30 agosto al 4 settembre in Salento. Potrete trovare tutte le info al favoloso infopoint il 21 luglio!!

Vi aspettiamo!!!

Info:
Il collettivo LE LAPILLE si forma a Roma nel 2013.
È un collettivo di fuochiste in cui di fuochista ce n’è solo una.
Nasce dall’esigenza di portare il teatro in strada, e dal desiderio di creare uno spettacolo in cui
il protagonista non sia solamente il fuoco.
Vive su un camper abitato da 4 donne che sfreccia sulle strade provinciali italiane,viaggiando
per festival e paesi.
Prende forma dall’incontro di percorsi differenti: manipolazione del fuoco, danza, clown
teatrale.
Esiste grazie alla complicità, l’ironia e la grazia di un quartetto di donne.
Ma soprattutto è un collettivo nato dall’amore per lo spettacolo di piazza, il teatro e il rapporto
diretto col pubblico.

Cagne Sciolte__Via Ostiense 137__ MetroB Garbatella

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