Riceviamo e diffondiamo alcuni aggiornamenti dal centro di detenzione per migranti di Yarl’s Wood, in cui è in corso uno sciopero della fame e dal lavoro dal 21 febbraio scorso.
Yarl’s Wood è l’unico CIE femminile in tutto il Regno Unito e tiene rinchiuse 410 donne.
E’ gestito da una compagnia privata, Serco, che ha un lungo track-record di violazione dei diritti umani.
Il Regno Unito è l’unico paese Europeo dove non sono specificati i tempi massimi di detenzione all’interno dei CIE. Molt* detenut* sono imprigionati per mesi o anni senza una data definitiva di rilascio. I/le detenut* e gli/le attivist* obiettano che le detenzione è dannosa e non necessaria.
Il 21 Febbraio circa 120 donne hanno cominciato uno sciopero della fame e del lavoro (Vengono sfruttate da Serco per un pound all’ora per lavori basici di mantenimento del centro come pulizie).
Nei giorni seguenti le donne hanno occupato l’ala medica e l’ala legale del CIE per diverse ore, rifiutandosi di sottoporsi a visite singole con un avvocato. Chiedevano invece di essere viste come un gruppo unito con una porta voce per negoziare con le autorità del centro.
Le donne richiedono la fine della pratica delle detenzioni a tempo indeterminato, la separazione delle famiglie e i maltrattamenti all’interno del centro.
A partire dal 26 Febbraio, le scioperanti hanno riportato che sono state minacciate verbalmente che i loro casi sarebbero stati compromessi dalla loro protesta e che sarebbero state trasferite in un carcere.
Giovedi 1 Marzo, una scioperante è stata deportata in India nonostante avesse un processo legale di richiesta di asilo in corso.
Il 2 Marzo, decimo giorno di sciopero della fame, varie detenute di Yarl’s Wood hanno ricevuto una lettera dall’Home Office (il ministero degli Interni) che dichiara: “Il fatto che tu stia attualmente rifiutando cibo e/o liquidi potrebbe accelerare le tempistiche del tuo caso e della tua deportazione dal Regno Unito.”
Degli avvocati solidali alla causa affermano che il documento potrebbe essere illegale, e offriranno supporto alle scioperanti per denunciarlo.
Sabato 3 Marzo gli ufficiali del ministero degli Interni hanno cercato di deportare due scioperanti in Botswana. In seguito a un intervento all’ultimo di due ministre Inglesi, le donne sono state fatte scendere dall’aereo.
Le dichiarazioni e richieste delle scioperanti sono state pubblicate da Detained Voices e seguono:
Il 21 febbraio 2018 le persone detenute a Yarl’s Wood hanno dato inizio a uno sciopero della fame, che ha coinvolto circa 120 persone, come forma di protesta contro alcune delle pratiche più offensive dell’Home Office (dicastero del Regno Unito preposto all’amministrazione degli affari interni da cui dipende anche la polizia), che includono, ma non sono limitati solo a queste, le seguenti:
- Violazione della libertà personale. Consideriamo ingiusto che una persona il cui successo professionale dipende dal numero di persone deportate sia responsabile delle decisioni relative alla detenzione perché tale scelta costituisce un chiaro conflitto di interessi, una bancarotta morale. Se ci deve essere privazione della Libertà, questo deve avvenire in maniera ponderata e la decisione deve essere presa da un giudice qualificato in un tribunale. La maggior parte delle persone detenute non vengono recluse sulla base di una scelta del giudice.
- Il Regno Unito è l’unico paese dell’unione europea che non prevede un termine massimo di detenzione e le persone vengono recluse a tempo indeterminato, completamente dipendenti dalle modalità di gestione incompetenti e intempestive dell’Home Office.
- Stupro. L’Home Office rifiuta di accettare che lo stupro sia una forma di tortura. Riteniamo che questa scelta sia offensiva dato che continuano a imprigionare persone sopravvissute a violenza sessuale e di genere.
- Le persone sopravvissute a tortura, traffico di esseri umani, schiavitù, richiedenti protezione internazionale, malate e con disabilità, continuano a essere detenute.
- I giovani che arrivano come minori e che sono culturalmente britannici vengono imprigionati a causa dell’impossibilità dei loro genitori di portare a termine le procedure amministrative.
- Il sistema sanitario non risponde ai bisogni della maggior parte delle persone detenute. Le patologie vengono lasciate al loro decorso prima di essere trattate, se non del tutto trascurate.
- La comunità LGBT è particolarmente colpita da questo sistema a causa dello stigma, basti pensare all’impossibilità di portare avanti la terapia ormonale per le persone trans*.
Crediamo che l’Home Office sia ormai saturo, non adeguato agli scopi a cui è preposto e che operi in maniera corrotta.