La Transfobia uccide! Solidarietà e autodifesa transfemminista queer!

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L’Italia ha approvato dopo anni una legge che riconosce l’esistenza delle coppie dello stesso sesso, permettendo loro di accedere ad alcuni (e solo alcuni) dei diritti che hanno le coppie eterosessuali.
Già durante la discussione parlamentare, c’era chi riteneva questa legge un passo avanti verso la civiltà, che avrebbe avvicinato l’Italia agli altri paesi del nord Europa, allontanando l’immaginario di un paese retrogrado e bigotto, quale alla fine l’Italia è sempre stata.
Noi sapevamo già che questa retorica della civiltà e del progresso nascondeva ben altri interessi, politici e culturali, come il rafforzamento del discorso islamofobo e razzista, che sostiene tanto le politiche securitarie nelle nostre città, quanto i respingimenti alle frontiere dei migranti, i centri di identificazione ed espulsione, le guerre e le invasioni delle potenze occidentali nei territori del sud del mondo.
Sapevamo già che questa legge sarebbe stata insufficiente a racchiudere tutta la favolosità e l’eterogeneità delle nostre relazioni e intimità, che avrebbe finito per essere uno strumento per poch*, bianch*, monogam*, in grado di riconoscersi in uno dei due generi che questa società accetta: maschile o femminile.
Lo sapevamo già, ma in queste settimane è diventato drammaticamente evidente: nel silenzio generale di politica e giornali, si consumano ogni giorno violenze ed aggressioni ai danni di persone trans, molto spesso migranti, sex worker, spinte ai margini da questa società transfobica e sessista.
A giugno a Napoli, in poche settimane, sono state aggredite due ragazze trans mentre Ketty purtroppo è stata uccisa; a Firenze, poche settimane fa, una donna trans ed una sua amica sono state uccise a coltellate dentro casa, mentre solo tre giorni fa un’altra ragazza trans si è suicidata nel carcere di Sollicciano, a poche settimane dalla scarcerazione, in un reparto speciale, usato per le “punizioni” o per quei detenuti “che hanno problemi di rapporti con altri detenuti”, eh già perchè il reparto in cui ha scontato la pena era chiaramente maschile, espressione della più becera transfobia istituzionale. A Roma la settimana scorsa, una donna trans è stata picchiata e lasciata esanime in terra, mentre i passanti le scattavano foto che poi commentavano sui social network, esprimendo gioia per l’accaduto. La lista potrebbe continuare ancora e purtroppo sappiamo che continuerà…
Siamo convint* che nessuna legge da sola sia sufficiente a cambiare le nostre vite, che poliziotti e telecamere significano sicurezza solo per alcuni, mentre per molt* di noi rappresentano uno dei pericoli, per quell* che non hanno un documento, per quell* che vengono criminalizzat* e indicat* come il problema, i/le migranti, trans, sex workers, per quell* che ogni giorno si autorganizzano nei quartieri e costruiscono spazi di liberazione, in cui creare solidarietà e organizzare forme di autodifesa collettive.
Ieri abbiamo appeso uno striscione per ricordare tutte le nostre sorelle, amiche, compagne trans aggredite e uccise ogni giorno, per trasformare il nostro dolore in rabbia, per gridare forte che omolesbobitransfobia uccidono, ma che la solidarietà è un’arma potente, che è solo incontrandoci e riconoscendoci che non ci sentiremo più sol*.

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