
17.04.2025, ore 19:30 – La lotta contro la carceralità: una prospettiva femminista -e- abolizionista
Rispondiamo all’appello urgente lanciato da Addameer, denunciando la brutalità senza precedenti che vige nelle carceri sioniste dall’inizio del genocidio.
Incontro per approfondire i temi della carceralità, del colonialismo di insediamento e della lotta femminista palestinese, per cogliere le intersezioni e per imparare lɜ unɜ dallɜ altrɜ.
Organizza il collettivo IN.Palestina.
Intervengono:
Cecilia Dalla Negra
Giovani Palestinesi Roma
Raccolta fondi in solidarietà con The Sameer Project
La Giornata delle Persone Palestinesi Imprigionate si celebra ogni anno il 17 aprile, per onorare il sacrificio e la resistenza delle persone palestinesi imprigionate nelle carceri sioniste.
Dal 1967, il regime coloniale sionista ha imprigionato oltre un milione di palestinesi in tutta la Palestina storica.
Oggi, le persone palestinesi imprigionate sono più di 9.500, tra cui oltre 350 bambinɜ, almeno 21 donne e 3.405 persone in detenzione amministrativa, recluse a tempo indeterminato, senza accusa né processo.
In occasione di questo 17 aprile, rispondiamo all’appello urgente lanciato da Addameer e denunciamo la brutalità senza precedenti che vige nelle carceri sioniste, dove sono state martirizzate almeno 61 persone solo dall’inizio del genocidio.
Nel riconoscere la mostruosità del momento storico che siamo chiamatɜ a testimoniare, vogliamo anche mettere in luce la rete di strutture che rende possibile e alimenta tale disumanizzazione.
Parliamo della carceralità non solo come dispositivo repressivo proprio dello Stato, ma come meccanismo sistemico di controllo che impone e mantiene gerarchie razziali, coloniali, patriarcali e capitaliste.
La prigione è tanto un luogo di annientamento quanto uno spazio di resistenza. Le esperienze delle persone palestinesi imprigionate ci parlano di oppressione, ma anche di cura reciproca, educazione politica e auto-organizzazione.
La carceralità è parte di un sistema globale che accomuna la realtà palestinese a quella delle persone migranti, razzializzate e marginalizzate in ogni parte del mondo.
Il caso di Anan Yaeesh evidenzia chiaramente il legame tra le politiche repressive del regime sionista e quelle portate avanti dallo Stato italiano: contesti diversi, ma logiche comuni di sorveglianza, punizione e criminalizzazione della resistenza.
Invocando tradizioni e pratiche politiche proprie del femminismo abolizionista, vogliamo creare uno spazio che non sia solo di commemorazione, ma anche di educazione collettiva.
Ci riuniamo per approfondire i temi della carceralità, del colonialismo di insediamento e della lotta femminista palestinese, per cogliere le intersezioni e per imparare lɜ unɜ dallɜ altrɜ.
Ci riuniamo per affinare la nostra visione politica e rafforzare i nostri movimenti.
Lottare contro la carceralità significa immaginare e costruire un mondo diverso, fondato sulla giustizia e la cura: un mondo senza gabbie, senza occupazione, senza frontiere.
Giovedì 17.04.2025, ore 19:30 – Cagne Sciolte, via ostiense 137