Riceviamo e con piacere diffondiamo.
“Domenica sera sul Lungotevere un gruppo di frocie, lelle, persone non binarie, femministe, ha attraversato la fiera estiva in cui è presente lo stand che ha rifiutato un lavoro a Valentina, comunicando con le lavoratrici e le persone presenti.”
A noi servono donne, non maschi mancati.
Richiesta bella presenza.
Requisiti di femminilità.
Ci sono molte persone confuse.
Molte/i di noi hanno letto queste affermazioni pronunciate da un datore di lavoro verso una potenziale dipendente di uno stand di questa fiera.
Queste affermazioni in realtà sono all’ordine del giorno negli annunci di lavoro.
Una ragazza può vestirsi come vuole: con la minigonna senza essere chiamata “troia”, con un taglio di capelli corto senza essere chiamata “maschio mancato”.
Una ragazza può essere lesbica ed esprimere la propria identità come meglio crede.
Un ragazzo adolescente può indossare una camicia a fiori senza essere aggredito e picchiato come è successo a R. qualche giorno fa.
Oppure no?
Facciamo lavori di merda, sottopagati, dobbiamo sorridere ed essere disponibili, spesso i datori di lavoro allungano pure le mani o, come nel caso di Valentina, si permettono di giudicare l’identità e l’espressione di genere delle persone.
Il risultato è che lesbiche, gay, persone trans possono limitarsi a lavorare nei ghetti con quelli come loro, le ragazze non troppo “di bella presenza” possono lavorare solo nascoste al pubblico, le ragazze carine vengono invece esposte come pezzi di carne ad apprezzamenti non richiesti. E se qualcuna individualmente prova a lamentarsi viene licenziata, punita, e difficilmente troverà di nuovo lavoro se viene marchiata come una che alza la testa.
Quanto ancora siamo disposte a sopportare?
Tutte insieme famo paura!
Per contattarsi: maipiusfruttate@anche.no