L’ennesima notizia di femminicidio: Maria Paola è stata vigliaccamente uccisa da un uomo che credeva di avere il diritto di decidere per lei. Perché una donna in questa società esiste soltanto sotto la proprietà di qualcuno. Il fratello, in questo caso, che non accettava che lei amasse chi voleva.
Ad una donna viene ancora una volta negata l’autodeterminazione e viene uccisa per non aver fatto quello che ci si aspettava da lei: rispondere alle esigenze della famiglia e della società. Una società incapace di nominare le cause della morte di maria paola, il patriarcato e la transfobia.
In questo caso, infatti, i giornalisti si sono scontrati con la difficoltà di nominare un altro elemento centrale di questa triste storia: Maria Paola aveva scelto di avere una relazione con una persona trans, Ciro, e di fronte a questo stiamo assistendo all’invisibilizzazione anche della sua scelta.
Per questo gridiamo con forza che quello di oggi è un femminicidio transfobico.
È stato il fratello di Maria Paola ad uccidere ma sono giornalisti e opinionisti che continuano a perpetrare la violenza, quando parlano di ciò che non conoscono, quando se ne ricordano solo perché siamo vittime e raccontano le nostre vite solo come un’anomalia infettiva o strade lastricate di lacrime e dolore.
L’unico modo che troviamo per affrontare tutta la rabbia, lo schifo e la tristezza che proviamo oggi è stringerci alle comunità resistenti, che riempiono le nostre vite, in cui ci amiamo, ci diamo forza e sostegno.
Ed è con loro che camminiamo a testa alta ogni giorno, è che con loro che affrontiamo e rispondiamo alla violenza di questo sistema di merda! È con loro che oggi gridiamo forte che non abbiamo paura! Ci vediamo per strada!
Vi veniamo a cercare
#cerodeerculo