Da tempo diciamo che lo stupratore non è un malato, non è colto da un raptus che gli annebbia la mente. Lo stupratore, colui che uccide una donna, che la umilia, la controlla e tenta di imporre un regime di proprietà sulla sua vita è il frutto più completo del patriarcato e del sessismo su cui si fonda la nostra società. è un figlio sano di questo sistema.
Per questo, di fronte alla guerra che quotidianamente viene dichiarata alle donne anche tramite la chiusura dei centri antiviolenza, è arrivato il momento di rispondere autorganizzandoci. NI UNA MENOS. #GuerraAllaGuerra
Giovedì 16 giugno 2016 ore 18.00 a Piazza dell’Immacolata (San Lorenzo)
Assemblea pubblica per dire basta alla violenza di genere.
Una donna ogni due giorni viene uccisa. Soltanto da gennaio 2016 sono oltre cinquanta le vittime di femminicidio.
Questi i dati o, perlomeno, quelli che giungono alle cronache. Di fronte a questo quadro sconcertante, le sole risposte che le istituzioni sanno dare, oltre la sempre cara invocazione di maggiori politiche securitarie, sono lo smantellamento dei centri antiviolenza e il continuo attacco agli spazi di donne autogestiti – unici presidi reali presenti nei quartieri e nei territori – fino, come nel caso di Roma, alla diretta minaccia di sgombero degli stessi, a causa di quella delibera 140 che continua a mietere vittime tra i tanti spazi sociali e associazioni.
A rincarare la dose intervengono poi le quotidiane narrazioni, da parte di media e giornali, che confermano e alimentano ulteriormente un ordine sessista del discorso. Narrazioni che, secondo le leggi dello scoop a tutti i costi e dell’audience, senza pudore alcuno utilizzano le categorie e le tinte proprie dell’intrigo passionale: l’uomo diventa il malato, la vittima della propria passione (la amava troppo!) e la donna la colpevole del proprio destino, perché non ha denunciato – senza mai dire, tra l’altro, cosa accade normalmente a coloro che provano a denunciare.
Come rete Io Decido convochiamo un’assemblea pubblica aperta a tante e tanti; dai centri antiviolenza alla cittadinanza tutta, per dire basta alla violenza di genere, per rispedire al mittente i racconti indegni che ne vengono dati, per costruire insieme una risposta radicale, forte, di massa a questa realtà drammatica divenuta ormai quotidianità. Siamo infatti convinte che non sia più possibile andare avanti secondo la logica e i tempi dell’emergenza, non solo perché quest’ultima si è fatta normalità, ma anche e soprattutto perché è solo analizzando in maniera profonda le ragioni strutturali, sociali, culturali ed economiche che si nascondono dietro il fenomeno della violenza maschile sulle donne, solo avviando un lavoro capillare nelle città, nei territori, nelle scuole e nelle università che il problema può essere nominato e affrontato in tutta la sua complessità.
Per questo iniziamo col dire che ci troveranno di fronte a ogni centro antiviolenza di cui venga minacciata la chiusura, che non accetteremo alcun bando pubblico volto a distruggere gli unici servizi reali esistenti per le donne vittime di violenza costruiti in anni e anni di esperienza, di radicamento nei territori e di condivisione. Ogni centro sarà difeso con i nostri corpi, non ne vogliamo uno in meno, ma altri 10, 100, 1000! Così come non vogliamo più polizia per le strade, ma rispetto per i nostri diritti e la nostra libertà!
Iniziamo fin da subito a gridare e ad affermare con forza che se questa è guerra contro le donne, noi risponderemo!
Rete Io Decido